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Descrizione

Sébastien Troendlé, pianista e insegnante, ha elaborato questo metodo di Boogie-Woogie per aiutare gli studenti a lavorare su questo stile musicale. Consigli tecnici, brani su misura, progressione controllata permettono di comprendere come si costruisce questa musica. Si mette in pratica la ritmica così particolare del Boogie, senza irrigidirsi. Poi le piccole note aggiunte alla melodia faranno "suonare" i brani. Dei video disponibili sul sito www.sebastientroendle.com propongono di lavorare e ascoltare i brani in versioni lenta e normale.
Il 2° volume propone i brani in versioni più avanzate, più complete.
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L'autore si rivolge al pianista autodidatta principiante che desidera avvicinarsi al Boogie-Woogie. Naturalmente, sono comunque richieste nozioni di base di solfeggio, ma il metodo è di grande chiarezza e procede passo dopo passo con un grande senso pedagogico. Ogni fase è spiegata in dettaglio e la progressione è notevolmente graduata. Molto presto saranno presentati sul sito dell'autore: www.sebastientroendle.com dei video di lavoro.

L'Education Musicale, n°106 (settembre 2016)


Intervista
Un nuovo metodo di Boogie-Woogie
Dopo aver fatto rivivere l'anima e la storia del boogie-woogie sul palco e in disco, il pianista Sébastien Troendlé ha immaginato un metodo dedicato a questo genere musicale. Esce in questi giorni per le edizioni Lemoine.

Quali sono le origini del boogie-woogie?
È il blues, anche se questo si esprime maggiormente con la chitarra e il canto. Questo stile è nato nei Barrelhouses, quei ghetti neri lungo il Mississippi. Questo spiega perché il boogie-woogie delle origini non tiene conto della qualità del pianoforte: questa musica suona naturalmente, se il groove è preservato. Nel 1928, il pianista americano Clarence "Pinetop" Smith (1904-1929) registrò il suo celebre Pinetop's Boogie Woogie, il cui nome si impose. Poi, nel corso dei decenni, questo genere divenne più "commerciale" di fronte al jazz che, invece, si impose.
Lei ha realizzato questo metodo. Non sarebbe bastata una semplice raccolta di pezzi?
Fino ad ora, si disponeva o di brani molto semplificati, piacevoli, ma musicalmente limitati, o di qualche pezzo originale realmente difficile. Ho quindi composto dei brani che ho declinato in quattro livelli progressivi, che corrispondono alla classificazione del repertorio "classico". Per esempio, il primo livello si rivolge ai pianisti che sanno leggere le note e hanno una certa dimestichezza al pianoforte. La scrittura ritmica è semplificata e valorizzo la melodia principale. I livelli successivi diventano sempre più complessi e si capisce che questa musica possiede alcune "chiavi". Bisogna in particolare restituire degli effetti di "scivolamenti". Questa scrittura comporta anche alcuni rischi. Infatti, quando si domina bene la "meccanica" del pezzo, si dimentica l'essenziale, cioè la melodia. Invece, il boogie è già blues. Gli interpreti che suonano principalmente opere "classiche" trarranno beneficio da questo repertorio. Guadagneranno una migliore stabilità ritmica e porgeranno un'attenzione particolare alle linee melodiche della mano destra. Inoltre, ho realizzato dei video - gratuiti e disponibili su internet - di tutti i pezzi presentati.
Quale sarebbe oggi la discendenza del boogie-woogie?
È un repertorio che vive ancora e non si è chiuso sul proprio patrimonio, anche se ci sono ferventi difensori di questo o quel tipo di boogie. Questa musica sopporta male la semplificazione eccessiva. Si può quindi solo arricchirla, a partire da dettati musicali nati... un secolo fa!

Intervista raccolta da Stéphane Friédérich
Pianiste n°99 (luglio-agosto 2016)
Riferimento contrassegnato LEM29294
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Romain

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