Lemoine DUFOURT H. - LES CHARDONS D'APRES VAN GOGH
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Les Carducci secondo Van Gogh
Disciplina / Strumento : Viola e orchestra da camera Nomenclatura : 1(+picc).1(+ca).2(+clB).1(cbn) / 1.1.1.0 / perc / 1.1.2.1.1 Genere : contemporaneo Media : Partitura Numero di pagine : 90 Formato : A3 Editore : Lemoine Rif. : 28792 Data di pubblicazione : 28/05/2009 ISBN / ISMN : 9790230987929
Prima esecuzione
09/09/2009 - Torino (Italia), Festival Settembre Musica, Geneviève Strosser (vla), Ensemble Orchestral Contemporain, Daniel Kawka (direzione) Committente
Commissione dello Stato su iniziativa di Daniel Kawka e dell'Ensemble Orchestral Contemporain Note
Van Gogh scrive nel 1888: "Il pittore del futuro è un colorista come non ce ne sono ancora stati." In quel periodo, Van Gogh si separa dagli impressionisti, amplia la loro intuizione del colore e la semplifica. La forma-colore si crea piuttosto che si ricompone nella nostra visione. Van Gogh si preoccupa solo dell'energia dell'immagine. Il pittore soggiorna ad Arles dove Gauguin lo raggiunge per un certo tempo. Vuole rinnovare le fondamenta stesse dell'arte, cambiare la tecnica della pittura. Sogna di creare un "atelier del Sud" e pensa di trovare lì il Giappone ideale, i paesaggi di Monticelli, di Cézanne, il riverbero del sole e la luce aspra che annuncia l'arte del futuro. Forgia uno stile originale in duecento dipinti, tra cui i Girasoli (agosto 1888), Joseph Roulin, il postino (agosto 1888), L'Arlesiana (novembre 1888) e i Carducci, che risalgono allo stesso anno. Toni vivaci e crudi, colori chiari, brillanti, stesi in disposizioni stridenti con grandi colpi di pennello o con la spatola, riassumono tutto il registro espressivo della sua arte. Blu contro giallo, verde contro rosso scarlatto, lilla, grigio-rosa, grigio-viola, blu e verde, nero e giallo: la sola forza dei contrasti basta allo sviluppo della forma. Girasoli, ulivi, stoppie, cipressi, burroni, rocce, carducci, tutti questi motivi lacerati, distorti, hanno l'intensità spontanea di un tormento interiore. Van Gogh ha deliberatamente rinunciato a catturare l'istante fugace così come alla rappresentazione della luce, dell'aria, dell'atmosfera - la qualità transitoria dell'impressione visiva ormai non gli importa più. Le sue tele sono trascinate dalla veemenza dei tocchi, dalla brutale evidenza dei colori, dalla loro vitalità convulsiva. Disperazione, lucidità, impeto sono i tratti di un'arte riconosciuta precorritrice dell'espressionismo. I Carducci ci rivelano le radici del mondo, una sorta di braciere originario da cui scaturiscono tre fiammelle. Le "fondamenta geologiche del paesaggio" - l'espressione è di Cézanne - sembrano lì sbriciolate, consumate in una perpetua fornace. È un intreccio di spigoli vivi, una natura sbriciolata, un'immagine di passione e furia. In fondo, a sinistra, si staglia un piccolo lembo di cielo azzurro, incastrato in un orizzonte elevato di montagne verdi. La terra, riscaldata a bianco, occupa tutto lo spazio. In primo piano, un brulichio di striature incandescenti che si contorcono e crepitano. I Carducci secondo Van Gogh - la mia personale trasposizione musicale ispirata al quadro da cui prende il titolo - sono scritti per una viola solista e una formazione da camera di quindici strumentisti. Questo pezzo si impegna a restituire la vitalità sommessa della tela, la sua atmosfera di incendio. Non ha né contorni né limiti, né, propriamente parlando, schemi di organizzazione. Ho piuttosto ricercato arrangiamenti formali dotati di un valore dinamico, dando al modellato della "massa sonora" un ruolo ambiguo: assi di forza, impulso dei gesti, varietà delle dimensioni direttive, tensioni del materiale, conflitto dei principi formatori. La viola descrive continuamente la traiettoria ideale di un movimento irreale - forme spiralate, volute, arabeschi. Ma si fa strada in un ambiente costantemente ostile. La scelta del timbro della viola valorizza il registro del sotto-medio, a intensità contenuta. La tecnica di scrittura consiste in una composizione di texture, il cui tratto distintivo è l'intreccio di forze e forme. Le strutture percepibili stesse derivano dal solo gioco delle masse e dei colori. Ho ovviamente posto l'accento sulla dinamica dell'interazione dei colori che formano la trama sonora. Nutro tuttavia un certo scetticismo riguardo ai metodi scientifici e ragionati che si applicano al trattamento delle proprietà acustiche del suono. La cultura del suono non è, a mio avviso, riducibile alla scienza del suono. La musica, mi sembra, ha in comune con la pittura il fatto di poter investire il colore di qualità contrarie. Un blu violaceo può assimilarsi tanto a un porpora tendente al blu quanto a un blu che sta arrossendo. Van Gogh sosteneva proprio l'idea di un dinamismo, e persino di una intenzionalità del colore, capace di dispiegarsi secondo focolai e aree di diffusione, trasgredendo ogni limite. La musica che desidero scrivere non ha tuttavia nulla a che fare con una nuova forma di impressionismo. È il dramma che cerco nella plastica sonora. Questo dramma può essere tanto quello delle strutture disperse quanto dell'amplificazione indefinita degli atti, quello della violenza delle masse tumultuose come quello dell'emergere o dell'ascesa. La partitura è una Commissione dello Stato, su iniziativa di Daniel Kawka e dell'Ensemble Orchestral Contemporain.
Hugues Dufourt
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